Italo Baldo

I miei anni Settanta sono iniziati a dire il vero il 20 agosto 1968, quando l’Unione Sovietica, allora paladina del comunismo, invase lo Stato della Cecoslovacchia indipendente perché non era organica alla visione internazionale e nazionale che l’URSS stessa imponeva ai paesi satelliti, cioè a quegli stati che in virtù degli accordi ditaloi Yalta per la sconfitta del nazionalsocialismo, le erano di fatto assegnati come “ protettorati”. I miei anni Settanta finirono il 29 settembre del 1974, dopo il Convegno a Padova dei Cristiani per il Socialismo. Un breve ma importante arco di tempo, che segnò una svolta per l’Italia e non solo. Da quel momento inizia la parabola discendente dell’URSS e l’ascesa della sinistra italiana, dopo una dura lotta tra le formazioni istituzionali come il Partito Comunista e i vari movimenti che nacquero sull’onda delle “elaborazioni giovanili”. Furono anni decisivi, e a distanza di tanti anni vanno riguardati senza illusioni. Ciò che determinò il mio personale allontanamento dalle “novità”, fu l’ingresso di troppi interessati al potere e al comando nelle file della sinistra. Non a caso molta borghesia fece il salto a sinistra, ma non per la sinistra, ma perché in questo modo avrebbe perpetuato il potere che già deteneva. Gli operai continuarono ad essere operai; pochi riuscirono ad emergere. Molti di coloro che erano già figli d’arte, cioè detentori del potere sia esso economico che gestionale-politico proseguirono la carriera dei loro padri. La struttura parentale del potere continuò secondo i criteri della borghesia. Quando poi si ebbe il tentativo di costruire forze alternative allo Stato mediante la “lotta armata” la cui nascita si deve collocare tra il dicembre 1969 e il gennaio 1970, quando nacquero le Brigate Rosse, dalle elaborazioni del Collettivo Politico Metropolitano di Milano, il quadro divenne chiaro. Ma non furono le uniche formazioni. Fu in quel tempo che personalmente iniziai il cammino verso la pace, intesa come a priori della vita, come costruzione di una società migliore, senza lotte neppure quelle di classe, che pure alcuni preti come don Camillo Torres avevano propagandato. Fu la fine del mio periodo “politico”, mi rifugiai negli studi e presi altre vie. Credo che oggi sarebbe importante riflettere su quanto si è fatto più che pensato e sarebbe giunto il momento di elaborare nuovi orizzonti per la vita politica, ma quegli stessi borghesi che allora presero il potere e ancora lo detengono, non permetteranno come i nobili francesi prima della rivoluzione, cambiamenti effettivi. L’esito della rivoluzione lo conosciamo: caddero le teste di quegli che non volevano cambiare, oggi la via, ed è la mia proposta, è quella della pace intesa come la intendeva Erasmo da Rotterdam, alla base della natura umana sia essa nell’ orizzonte solo umano sia in quello divino quale ci ha insegnato Gesù di Nazareth
Italo Francesco Baldo

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